Continua la saga di Lisbeth

La copertina dell’ultimo volume

Ho molto amato la trilogia di Stieg Larsson, è stata la mia iniziazione alle tantissime letture di gialli nordici. Per questo ero scettico su David Lagercrantz, l’autore che ha preso in mano le redini della saga, scrivendo il capitolo 4 e 5 di Millennium. Quei due libri sono stati a impolverarsi sugli scaffali per un po’ di tempo ma meritavano un trattamento migliore. Lagercrantz non è Larsson e non è facile continuare – su carta – un quacosa che ha incominciato qualcun altro. Però il suo è stato un buon lavoro, sono volumi dignitossimi che collocherei nella parte alta della classifica dei noir di importazione scandinava. Li ho letti, a distanza di un po’ di tempo uno dall’altro, con vero piacere e con quella bella sensazione che ti porta a non volerti staccare dal libro per sapere “come va a finire. Ne consiglio la lettura ai fan di Larsson e agli amanti del noir non solo nordico. Ma con un paio di avvertenze: a volte la trama, soprattutto nel primo libro (che, mio parere, è il più bello dei due), è eccessivamente costruita. Ma questa sensazione di un qualcosa di artefatto sparisce in fretta. L’altra avvertenza, che avevo dato per scontata, è relativa alla personalità dei personaggi: Lagercrantz non arriva alla profondità che Larsson è riuscito a dare a Lisbeth Salander, Mikael Blomkvist o anche ad altri secondari come Erika Berger o i redattori di Millennium. Stieg Larsson è stato un maestro nell’andare in profondità nei personaggi, nel darli pienamente a noi attraverso le righe, nel collocare loro e le sue storie nel contesto politico-sociale da retro di copertina del welfare state svedese. Lagercrantz ha qualche guizzo, ha un contesto di riferimento nelle sue storie, ma lo scarto tra i due è uno scotto che si paga volentieri. Buona lettura.

I volumi sono Quello che non uccide e L’uomo che inseguiva la sua ombra. Entrambi editi da Marsilio.

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